Chi siamo
Il Consorzio Forestale dell’Amiata è nato nel 1958 per volontà dei Comuni dell’Amiata Grossetano con il compito di gestire il patrimonio boschivo di proprietà comunale. Ai fondatori, ovvero al Comune di Arcidosso, Seggiano, Santa Fiora, Castell’Azzara e Castel del Piano, si è aggiunta nel 2000 la Comunità Montana Amiata Grossetano divenuta Unione dei Comuni Montani Amiata Grossetana, conferendo in gestione le proprie foreste, quelle del demanio della Regione Toscana e quelle private della Provincia Toscana San Francesco Stigmatizzato.
Anche se non apportano superfici forestali, ma partecipano comunque alle attività consortili, fanno parte del Consorzio l’Associazione della castagna del Monte Amiata I.G.P. e il Consorzio Olio extravergine oliva Seggiano D.O.P..
La Commissione Amministratrice del CFA è così composta:
– Presidente: Fiorenzo Caselli (Comune di Seggiano)
– Membro: Simone Montani (Comune di Arcidosso)
– Membro: Presidente pro tempore Daniele Rossi (Unione dei Comuni Montani Amiata Grossetana)
– Membro: Renzo Rossi (Comune di Castel del Piano)
– Membro: Simone Rosati (Comune di Santa Fiora)
– Membro: Commissario straordinario (Comune di Castell'Azzara)
– Membro con voto consultivo in assemblea: Roberto Ulivieri (Associazione della castagna del Monte Amiata I.G.P.)
– Membro con voto consultivo in assemblea: Luciano Gigliotti (Consorzio Olio extravergine oliva Seggiano D.O.P.)
Il Consorzio forestale dell’Amiata è stato uno dei primi Enti a redigere ed applicare piani di gestione forestale (i primi risalgono al 1968) ed ha quindi un notevole patrimonio di notizie certe sui boschi amministrati.
Le proprietà attualmente in gestione coprono una superficie di circa 1.500,00 ettari di boschi tutti certificati PEFC (certificazione del 100% della superficie) che svolgono egregiamente il compito di protezione, produzione e quello turistico-ricreativo. A partire dalla fascia mediterranea sino a quella montana, i boschi sono così distribuiti per tipologia forestale (superfici espresse in ha e arrotondate):
Tutta la superficie forestale è gestita attraverso il susseguirsi di piani di gestione. L'ultima pianificazione è Piani di Gestione delle proprietà comunali 2000-20219 (redazione Dr. For. Francescatti Enrico, approvazione Provincia di Grosseto)
Ricordando che il Consorzio, insieme alla Unione dei Comuni Montani Amiata Grossetana, ha costituito un il Gruppo Forestale dell'Amiata Grossetano, ai fini della gestione sostenibile secondo gli schemi PEFC le foreste reciprocamente in gestione, si comunica che anche le proprietà forestali in possesso della Unione dei Comuni Montani Amiata Grossetana sono gestite mediante l'applicazione di piani di gestione che di seguito riportiamo.
- PAF S. Martino demanio regionale – 2015-2029 (Redazione a cura di Dream Italia, approvato dalla Regione Toscana);
- Piano di Gestione Forestale Siele-Selvena – Proprietà Unione dei Comuni Montani Amiata Grossetana 2006 – 2020 (piano scaduto, in prossima adozione);
- Piano di Gestione del complesso regionale del Monte Penna 2088-2022 (Redazione a cura di CFA e Dream Italia, approvato dalla Regione Toscana);
- Piano di Gestione del complesso regionale del Monte Aquilaia 2015-2029 (redazione a cura di CFA e Dream Italia, approvato dalla Regione Toscana);
- Piano delle proprietà Comunali 2022-2036 Arcidosso, Castel del Piano, Seggiano, Santa Fiora e Castell'Azzara (St. Agricis).
Tra le foreste in gestione si inseriscono anche quelle delle Riserve Naturali Provinciali del Monte Penna, del Monte labbro e del Bosco della Santissima Trinità, i Biotopi censiti dalla Società Botanica Italiana e di Acero sp., presso il Bosco della Fonte nel Complesso demaniale del Monte Penna, ed infine il Parco Faunistico del Monte Amiata.
Dettaglio superfici in certificazione al Gruppo Forestale dell'Amiata Grossetano.
Criteri applicati per le utilizzazioni forestali
Nel caso di boschi a fustaia, nell’ambito dei boschi gestiti dal Consorzio Forestale del’Amiata, come si ricava dai vari Piani attuati, il rapporto tra incremento corrente di massa legnosa e massa legnosa asportata annualmente con utilizzazioni forestali è inferiore ad 1. Nella vecchia pianificazione erano stati previsti per questa compresa “Trattamenti eminentemente a carattere colturale” con lo scopo di regolarizzare i boschi in quanto provenienti da “un taglio a scelta su superfici modeste e, all’interno di queste, variato anche per piccole superfici secondo le necessità e la struttura del bosco” secondo le precedenti pianificazioni. L’obiettivo prefissato dal precedente piano di gestione non è stato uniformemente raggiunto e pertanto, in accordo con l’ente gestore, si ritiene nuovamente applicabile la stessa forma di trattamento anche nella nuova pianificazione, avente le medesime finalità gestionali ossia rinnovare gradualmente un bosco che sta raggiungendo caratteri di vetustà. Riprendendo quanto prescritto nella precedente pianificazione, il trattamento da riservare a queste faggete si riassume in: • taglio intercalare volto a ridurre la densità di gruppi omogenei adulti e a eliminare contemporaneamente i soggetti più vecchi e ramosi, distribuiti per piede d’albero nell’insieme omogeneo. Evitare per quanto possibile, ma senza crearsi eccessivi problemi in merito, di fare vuoti sufficientemente ampi tali da dare inizio a fenomeni di pre-rinnovazione, in un soprassuolo che per età, stato vegetativo e tratti fenologici dei componenti può essere ancora utilmente allevato; • diradamento selettivo mirato a liberare le chiome dei migliori fenotipi in aggregati di età e maturità strutturali superiori che nel caso precedente. Nella parte inferiore del piano principale rilasciare tutte le piante utili all’allevamento dei soggetti candidati; • taglio di sementazione nelle strutture formate da poche, grosse piante a chioma molto espansa; • interventi di diradamento nei piani intermedio e dominato mirando sempre alla conservazione dei soggetti migliori; • tutti questi interventi potranno essere fatti contemporaneamente su ogni unità di gestione; • ove presenti conifere isolate o a gruppi, si prevede l’eliminazione delle stesse (o il diradamento secondo le prescrizioni della compresa “Fustaia di conifere”, nel caso ricoprissero una superficie accorpata superiore a 500 mq) in quanto individui non di pregio ambientale, ad elevata infiammabilità, non autoctoni. Sono inoltre specie ad alto rischio di crollo, visto l’elevato rapporto di snellezza, che sarebbe ancora maggiore a seguito di isolamento successivo al taglio previsto. La ripresa sarà determinata come un prelievo variabile dal 15% al 40% della massa presente (non considerando le piante già morte i piedi), replicato in anni successivi, secondo un lasso di tempo minimo di 6 anni, in quelle particelle nelle quali si intende intervenire più volte durante il periodo di durata del piano al fine di accelerare i processi di rinnovazione e regolarizzazione del soprassuolo. L’intensità dell’intervento, entro le succitate percentuali, sarà valutata sul posto da personale tecnico in fase di martellata, valutando lo stato fitosanitario e vitale del bosco, secondo l'evoluzione selvicolturale che avrà a seguito degli interventi. In ogni caso, sarà necessario attestarsi su una percentuale di prelievo massima del 30% in modo da soddisfare le corrette necessità di luminosità al suolo, a seguito dell'intervento, senza alterare in modo eccessivo il popolamento e i propri equilibri interni. L'intensità del prelievo potrà essere aumentata fino alla percentuale massima già citata solo in quelle situazioni in cui, a seguito di preventivo sopralluogo da parte del personale tecnico, sarà valutata la necessità di un intervento più consistente per agevolare l’eventuale rinnovazione già presente o favorire i processi di rinnovazione in corso. Nel caso in cui il primo intervento raggiungesse la percentuale di asportazione del 40% della massa, non saranno effettuati altri interventi nella medesima particella durante tutta la durata di valenza del presente piano. La scelta dell'anno di intervento riportata nella pianificazione è comunque indicativa del periodo migliore per l'effettuazione ma lo stesso intervento potrà essere posticipato in qualunque altro anno di valenza del piano, in relazione, ad esempio, a modifiche sostanziali dei popolamenti avvenute tra la stesura della presente pianificazione e l'anno di intervento previsto. Per le particelle forestali in cui sono previsti più interventi durante la valenza del piano, potrà essere valutato, in fase esecutiva di gestione della pianificazione, se eseguire quanto indicato oppure se astenersi dall’effettuare uno o più degli interventi previsti.
Per i boschi di alto fusto degli altri Piano di assestamento si tratta di boschi di transizione che non hanno ancora raggiunto la fase definitiva di alto fusto i cui tagli si limitano al semplice diradamento per cui anche in questo caso la massa asportata è inferiore agli incrementi correnti.
Il calcolo del rapporto tra l’Incremento Corrente e la Ripresa è presente in apposito allegato, suddiviso per Complessi (All. 03.05). Per i complessi che non avevano nella pianificazione forestale il dato dell’incremento corrente si è proceduto, per il calcolo dell'incremento totale della foresta, all’utilizzo di apposite tavole alsometriche da cui è stato ricavato l’incremento corrente.
Nel caso di boschi a ceduo, la superficie di bosco ceduo e la sua percentuale sull’intera superficie forestale e totale in gestione è riportata in Tabella L dell’allegato 00.01.
Per le superfici a ceduo dei Piani di Gestione delle Proprietà Comunali, per quelle demaniali regionali del Monte Penna e per quelle della Unione dei Comuni Montani Amiata Grossetana adottare il criterio del rapporto Superficie/Turno diventa antieconomico.
Secondo l’art. 20 del Regolamento Forestale della Regione Toscana, per il taglio dei cedui, il parametro adottato è dato da un’estensione massima delle tagliate di 20 ettari con un intervallo di tre anni tra due tagliate contigue di una superficie massima di taglio di 20 ettari, contiguità interrotta dal rilascio di fasce boscate di almeno 100 metri di larghezza. Pertanto nei due piani si sono rispettate le superfici massime imposte dagli strumenti legislativi.
Per il Piano di San Martino, con una superficie a bosco ceduo come riportata in tabella L dell’All. 00.01 (bosco ceduo semplice in taglio), e con un turno di 40 anni, la ripresa normale ammonta a ha 82,9787, con classi cronologiche di ampiezza di 10 anni, la ripresa planimetrica reale sarà di 220,8838 ettari e quindi 137, 9051 ha in più rispetto alla normale.
Come già indicato al punto 3.1.a, nel Parco Faunistico e nel Bosco della Selva non vengono effettuate utilizzazioni.
Nel caso di boschi a fustaia, nell’ambito dei boschi gestiti dal Consorzio Forestale, come si ricava dai vari Piani attuati, il rapporto tra incremento corrente di massa legnosa e massa legnosa asportata annualmente con utilizzazioni forestali è superiore a 1. Il dato può essere ricavato dal piano di Gestione del Consorzio Forestale in quanto in questi boschi viene attuata una forma di governo a “Trattamento eminentemente a carattere colturale adottante i seguenti criteri :
- taglio intercalare volto a ridurre la densità di gruppi omogenei adulti e a eliminare contemporaneamente i soggetti più vecchi e ramosi, distribuiti per piede d’albero nell’insieme omogeneo. Evitare per quanto possibile, ma senza crearsi eccessivi problemi in merito, di fare vuoti sufficientemente ampi tali da dare inizio a fenomeni di prerinnovazione, in un soprassuolo che per età, stato vegetativo e tratti fenologici dei componenti può essere ancora utilmente allevato;
- diradamento selettivo mirato a liberare le chiome dei migliori fenotipi in aggregati di età e maturità strutturali superiori che nel caso precedente. Nella parte inferiore del piano principale rilasciare tutte le piante utili all’allevamento dei soggetti candidati;
- taglio di sementazione nelle strutture formate da poche, grosse piante a chioma molto espansa;
- interventi di diradamento nei piani intermedio e dominato mirando sempre alla conservazione dei soggetti migliori;
Tutti questi interventi possono essere fatti contemporaneamente su ogni unità di gestione.
In base a questa tecnica selvicolturale si hanno più valori di incremento corrente a seconda se si tratta di tagli intercalari, diradamenti selettivi, tagli di sementazione o interventi di diradamento. Il calcolo per determinare il rapporto tra ic e massa asportata differisce da caso a caso. Rimane come dato certo che in base al cavallettamento totale di tutta la superficie forestale del Consorzio effettuato nei vari piani si ha un progressivo aumento dell’Area basimetrica e del Volume totale di tutte le comprese.
Per i boschi di alto fusto degli altri Piano di assestamento si tratta di boschi di transizione che non hanno ancora raggiunto la fase definitiva di alto fusto i cui tagli si limitano al semplice diradamento per cui anche in questo caso la massa asportata è inferiore agli incrementi correnti.
Nel caso di boschi a ceduo, la superficie di bosco ceduo e la sua percentuale sull’intera superficie forestale e totale in gestione è riportata in Tabella L dell’allegato 00.01.
Per le superfici a ceduo dei Piani di Gestione delle Proprietà Comunali, per quelle demaniali regionali del Monte Penna e per quelle della Unione dei Comuni Montani Amiata Grossetana adottare il criterio del rapporto Superficie/Turno diventa antieconomico.
Secondo l’art. 20 del Regolamento Forestale della Regione Toscana, per il taglio dei cedui, il parametro adottato è dato da un’estensione massima delle tagliate di 20 ettari con un intervallo di tre anni tra due tagliate contigue di una superficie massima di taglio di 20 ettari, contiguità interrotta dal rilascio di fasce boscate di almeno 100 metri di larghezza. Pertanto nei due piani si sono rispettate le superfici massime imposte dagli strumenti legislativi.
Per il Piano di San Martino, con una superficie a bosco ceduo come riportata in tabella L dell’All. 00.01, e con un turno di 35 anni, la ripresa normale ammonta a ha 9,47 annui.
Nel Parco Faunistico e nel Bosco della Selva non vengono effettuate utilizzazioni.
Con la pianificazione forestale si è cercato di prevede annualmente tagli di utilizzazione dai quali si ricavano circa 5.000 mc di legname di faggio (alto fusto), circa 1000 mc di legname di conifere e circa 40.000 q.li di legna proveniente da boschi cedui (ardere e paleria). Tali quantitativi di legna permettono di gran lunga di coprire le spese consortili, fornendo un buon guadagno ai proprietari dei boschi.
Le attività svolte dal Consorzio possono essere così riassunte:
- Redazione e applicazione dei piani di gestione.
- Esecuzione martellate, stima e vendita dei lotti boschivi.
- Mantenimento della certificazione di Gestione Forestale Sostenibile secondo gli schemi PEFC.
- Vigilanza boschiva e servizio antincendio.
- Assistenza tecnica alla popolazione.
- Progettazione, realizzazione e manutenzione di sentieristica ed aree di sosta attrezzate.
- Manutenzione strade forestali.
- Contributo nei corsi di formazione professionale del settore forestale.
- Promozione di iniziative di educazione ambientale (Festa degli Alberi, Montagnando e Passeggiando sul Penna).
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